Cosa portò un ufficiale degli alpini, poi comandante partigiano, a interessarsi alle testimonianze dei suoi soldati, alle storia di vita contadina? Che influenza ebbero le fonti orali nel suo percorso di vita e di ricerca? Quale ruolo può avere oggi la testimonianza diretta nella ricostruzione storica e nell'analisi del presente? Ne parliamo con Marco Revelli, Giuseppe Morandi e Gianfranco "Micio" Azzali (Lega di Cultura di Piadena), Sara Zanisi (Associazione Italiana Storia Orale), Marco Rovelli, Laboratorio Lapsus.
Intermezzi musicali a cura di Alessio Lega
"L'ospitalità contadina è tradizione, ma l'ospitalità formale non mi basta. Chiedo molto di più, chiedo che il testimone non si difenda con l'autocensura (...). Arrivare al momento giusto è una delle regole del gioco. l'inverno è la stagione più adatta, nelle altre stagioni anche i novantenni lavorano. Quando una comunità si presenta disponibile allora passo di casa in casa, allora scavo, approfondisco i temi, allargo il discorso. E’ nel confronto delle voci che i miti si ridimensionano, che i miti crollano (...). Non interrompo mai l'interlocutore, e dimostro interesse anche quando esce dal seminato, quando salta di palo in frasca, quando mi ripete cose già dette. Non pretendo sintesi, né risposte nette. Ascolto per imparare, ascolto tutto, anche le cose che non rientrano nei confini della mia ricerca. Il contadino dispone di certe antenne, di certe difese: il contadino fiuta se l' ‘altro’ gioca o fa sul serio. soltanto con l'interlocutore che intenzionalmente rifiuta il discorso o mi racconta delle frottole, insisto, provoco.”
(Nuto Revelli, Nel mondo dei vinti)
Ingresso libero con tessera Arci