Toni Bruna è figlio di esuli istriani insediatisi nella periferia rurale slovena di Trieste, città in cui vive ancora oggi. Per questo semplice motivo scrive e canta nel dialetto che in quella città si parla. Non ama definirsi “artista”, ma piuttosto “artigiano della musica”, cosa che gli deriva forse dalla sua professione: il falegname. La cura artigianale che mette nel lavorare il legno non è forse così distante dalla dedizione con cui cesella i suoi brani. Il suo album di debutto «Formigole» (ovvero “formiche”) contiene dieci canzoni che sembrano non aver struttura, sono asimmetriche e inaspettate, costruite su un dettaglio, una parola, un suono su cui tutto si poggia e da cui cresce e si sviluppa il resto. Per indicazione estorta all’autore stesso, il genere è definibile come folk immaginario.
Il dialetto si diceva, la lingua del popolo, la lingua sincera e sempre in mutamento, aperta alle contaminazioni. Toni Bruna è forse il primo ad aver usato questo dialetto in musica senza finalità goliardica, non per far ridere o per semplice folclore ma per coinvolgere, commuovere, far rifettere. Una scommessa, un azzardo che si rivela vincente. Perché il triestino si è rivelato (all’ascoltatore non giuliano) esotico ed estremamente musicale. L’audacia di Toni Bruna si estende anche ai suoi live: facendo riferimento a una dichiarazione dei CCCP in cui sostenevano che l’ascoltatore deve fare uno sforzo quando va ad un concerto, Toni decide di proporre dei live in posti inusuali. Ecco allora i concerti in tram, nella galleria di un treno, nelle trombe delle scale, dietro al banco di un bar, in orari atipici, in modo da richiedere un piccolo sforzo, alla ricerca di un contatto diverso con la gente, più intimo e umano, al di là dell'intrattenimento. L’esperimento funziona e Toni Bruna, da solo o con la sua band, porta le sue formiche in giro non solo nella sua Trieste ed in Italia ma anche all’estero: ad esempio al celebre Bar Pastís di Barcellona e negli Usa (al Luna’s di Sacramento in California, al Red Poppy Art House di San Francisco, al 996 di Manhattan Avenue a New York).
Toni Bruna è chiamato anche ad aprire l’esibizione triestina del cantautore milanese Edda Rampoldi (ex Ritmo Tribale) nel tour di «Odio i Vivi». Il mondo musicale di Edda è molto diverso da quello di Toni, ma c’è qualcosa di comune nella purezza quasi infantile con cui i due si avvicinano alla composizione e all’esecuzione delle loro canzoni, all’originalità dei contenuti, al coraggio di essere personali, fuori dagli schemi e dalle mode, alla capacità di creare mondi nuovi senza adagiarsi a modelli precostituiti. Un grande senso di verità e assenza di artificio.
Nel dicembre 2013, dopo due concerti sold out, nella Basilica di San Silvestro a Trieste, decide di smettere di suonare dal vivo. In questi anni Toni Bruna è tornato a vivere in campagna dove si è dedicato con risultati alterni a coltivare cavoli, patate e dubbi. Ha comunque portato avanti anche esperimenti in campo musicale, ha composto musica per il cinema, militato in diverse formazioni musicali come autore, musicista e produttore, dal punk all'elettronica. Il 30 aprile 2019 torna a suonare davanti a un pubblico, da solo e con un pugno di nuove canzoni scarsamente arrangiate o per meglio dire: in vestaglia. Se quelle di Formigole erano: “canzoni per star distirai o balar poco” queste sono: “per butarse in tera e spetar qualcosa”.
«Questo esordio rivela agli ascoltatori un talento cantautorale assoluto»; «La sincerità di Bruna nell’interpretare queste canzoni è talmente forte da fare quasi male»; «Questo album va preso per intero come un gioiello di poesia in musica, e Toni Bruna va segnalato tra i nuovi talenti della scena cantautorale italiana in posizione di preminenza assoluta.» (BlowUp)
«Toni Bruna riporta tutto a casa e da lì riparte. Se avesse cantato in inglese sarebbe stato solo uno dei tanti. Se avesse cantato in italiano probabilmente anche. Invece va dove non va nessuno, dove nessuno ha coraggio di andare. Senti sempre le solite frasi, che devi uscire, andare fuori, farti conoscere più lontano possibile. Lui invece manco per niente. Lui invece riporta tutto a casa.» (Andrea Rodriguez)
«Toni Bruna suona la chitarra classica e canta in dialetto triestino: il suo debutto discografco è straordinario, uno dei dischi più intensi, poetici ed originali che siano mai usciti da Trieste. Folk immaginario. Canzoni piuttosto malinconiche, in bilico tra divino e terreno. Realismo magico e scontrosa grazia.» (di Ricky Russo su Il Piccolo)
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