Cosa significa fare pedagogia di genere oggi?
La costruzione dei ruoli di genere passa attraverso la ripetizione inconsapevole di determinati modi di pensare, comportamenti e linguaggi. In questo modo ci appaiono normali e naturali certi atteggiamenti, e di contro tutti gli atteggiamenti diversi da quelli abituali ci sembrano strani: “si è sempre fatto così, è giusto fare così, è normale fare cosi...”. In questo modo - semplificando - si interiorizzano anche gli stereotipi di genere. Il riconoscere e decostruire tali stereotipi è forse il primo passo di un'educazione al genere. Ne abbiamo parlato soprattutto nei primi incontri della rassegna di Cose del Genere, quattro anni fa. Desideriamo ritornare sul tema, poiché la società è in continuo cambiamento, e ci sembra importante capire oggi quali modelli e stereotipi sono dominanti e qual è il livello di consapevolezza e capacità critica.
Se il primo passo è riconoscere e decostruire le gabbie di genere, il passo successivo dovrebbe essere la costruzione di modelli alternativi. Ognun* di noi - non solo in ambito prettamente educativo - può, col proprio comportamento, confermare gli stereotipi esistenti o contribuire a creare nuovi modelli. Qual è allora la situazione attuale? Si sono ampliate le narrazioni? Quali sono gli ambiti in cui si porta avanti la costruzione di una nuova narrazione? Esistono modelli nuovi percorribili per quelle soggettività storicamente escluse dalla narrazione egemonica? L'educazione di genere sta contribuendo a sostenere anche la riflessione maschile?
Un certo tipo di editoria sta fornendo un importante supporto e numerosi strumenti per ripensare i ruoli di genere, sia dal lato bambin* e ragazz*, sia dal lato genitori e genitrici, educatori ed educatrici, insegnanti. Come si costruiscono contronarrazioni che siano veramente portatrici di novità e non imitazioni di modelli patriarcali ed egemonici? Abbondano ad esempio nuovi modelli per bambine selvagge, ribelli, guerriere: sicuramente una boccata d'ossigeno rispetto alle principesse delicate e addormentate, ma come uscire dal binarismo e ampliare veramente il ventaglio delle possibilità?
Con Barbara Mapelli, pedagogista e scrittrice, Monica Martinelli della casa editrice Settenove e Non Una di Meno Milano dialogheremo attorno a queste ed altre domande. Per indagare quali esperienze di educazione al genere sono già attive a scuola e non solo, per capire cosa tutt* noi possiamo fare. Per sostenere la necessità di una pedagogia affermativa, “fatta di progetti e non di emergenze”.
***