Visto con gli occhi di un ricercatore, il movimento No-Tav appare come qualcosa di unico nella storia recente dei movimenti sociali.
La lunga storia di conflitti, la capacità di adattarsi al cambiamento del contesto istituzionale e politico, il sovrapporsi di generazioni e di stili di lotta hanno portato alla nascita di una comunità con una cultura propria, fatta di rituali, miti, consuetudini , storie e pratiche, che condiziona le vite dei militanti, ma allo stesso tempo attraverso di esse si rigenera e assume, con le parole dell’autore, una “nuova dimensione ontologica”.
Il vecchio Durkheim avrebbe parlato di un fatto sociale, qualcosa quindi degno di essere studiato dal sociologo o dall’etnologo. Senaldi, che è appunto uno studioso di sociologia della devianza e del mutamento sociale, ma è allo stesso tempo un militante No Tav, sceglie di raccontare il movimento dall’interno, attraverso interviste raccolte durante l’estate del 2013 tra i presidi di Venaus, del Vernetto e di Chiomonte.
Ne scaturisce un’immagine delle vite, delle pratiche organizzative e delle motivazioni dei militanti in forte contrasto con quella veicolata dai media e dagli apparati di repressione, incentrata sulla retorica dei militanti come cattivi, perché oppositori di opere di interesse nazionale, e primitivi, perché inconsapevoli delle meraviglie del progresso.
Insieme all'autore sarà presente Andrea Staid.
Alessandro Senaldi, Cattivi e primitivi. Il movimento No Tav tra discorso pubblico, controllo e pratiche di sottrazione, Ombre Corte, Verona 2016, pp.214 € 18,00