Cosa spinge un protagonista della malavita a scrivere un libro delle proprie attività passate? Anche se in gran parte si chiudono in un ostinato silenzio, anche in Italia i casi sono stati molti, come Luciano Lutring oppure Horst Fantazzini.
La nostalgia, il ripensamento, il contributo alla conoscenza o il semplice piacere della narrazione?
Queste memorie personali, queste microstorie, oltre a calare i lettori in vite diverse dalla propria e talvolta in ambienti lontani nel tempo, possono contribuire a ricostruire la storia o rimangono semplici vicende individuali?
Per il ciclo “Raccontare la malavita” ne parliamo stasera con due protagonisti degli ultimi decenni: Tino Stefanini, un ex-bandito che ha fatto parte della più importante batteria di quagli anni, la banda Vallanzasca, protagonista di rapine e conflitti a fuoco che hanno segnato in maniera indelebile la cronaca. Giorgio Panizzari, uno dei fondatori dei Nuclei armati proletari, il cui nome era nell’elenco dei 13 prigionieri di cui le Brigate rosse avevano chiesto la liberazione in cambio del rilascio di Moro. Insieme hanno scritto Figli delle catastrofi (Edizioni Milieu)
Con Nicola Erba (Milieu Edizioni) e Andrea Perin.