Ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni.
Questo è il senso del referendum per cui si voterà in Italia l'8 e 9 giugno, ottenuto con la raccolta di 637mila firme e promosso da partiti e una miriade di associazioni, tra cui l'arci.
Questa eventuale modifica costituirebbe una conquista significativa per i circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro Paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. E si scontrano quotidianamente con le barriere formali e psicologiche che la mancanza di un passaporto italiano impone loro, a dispetto della loro vita quotidiana nel Paese.
Per quanto riguarda i minori, nell’anno scolastico 2022/2023 gli alunni in età scolare senza cittadinanza erano 914.860, il 65,4% dei quali nati in Italia.
Sono temi che il parlamento italiano non ha mai seriamente affrontato in questi anni, e per avviare un cambiamento l’istituto referendario rappresenta l’unico strumento legislativo di democrazia diretta presente nel nostro ordinamento, anche se unicamente di tipo abrogativo (non esiste “propositivo” in Italia).
Anche con l'eventuale accorciamento del periodo di residenza chiesto dal referendum, rimarrebbero inalterati gli altri requisiti richiesti agli adulti per ottenere la cittadinanza: la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica. Attualmente i dieci anni teorici, per le lungaggini burocratiche, spesso diventano di più, a volte 13 o 14.
Quali sono le implicazioni di un referendum di questo tipo? Come rispondere alle critiche avanzate da destra? Iuscirà a raggiungere il quorum del 50%?
In Scighera abbiamo ritenuto utile parlarne con Riccardo Tromba del NAGA, associazione che fa parte del comitato promotore milanese. Si uniranno altri ospito in via di definizione.
Testo del quesito:
«Volete voi abrogare l’art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza”?».