Il mercato internazionale del caffè sta vivendo una crisi spaventosa e paradossale. Il prezzo della materia prima (cioè le bacche raccolte nelle piantagioni per la successiva lavorazione) non è mai stato così basso negli ultimi 30 anni, al punto che molti coltivatori hanno dovuto vendere gli ultimi raccolti in perdita; eppure qualcuno ha visto scendere il prezzo del caffè in tazzina? Visto che scende il prezzo della materia prima sarebbe lecito aspettarsi un calo analogo del prezzo del prodotto finale. Invece il prezzo al bar è leggermente aumentato. E anche il mercato, paradossalemte, è aumentato: dieci anni fa valeva 30 miliardi di dollari, oggi ne vale il doppio. Solo che allora di quei 30mld 10 andavano ai paesi produttori, oggi di 60mld per i produttori ne restano appena 6. Per una tazzina bevuta al bar, al coltivatore resta in media l'1% (o anche meno), mentre per un pacco comprato al supemercato la percentuale sale al 6%. Si calcola che in alcuni casi dal coltivatore al consumatore finale il prezzo aumenti del 7000%. Il margine più alto di tutta la fliera se lo tengono i torrefattori, con cinque grandi marchi multinazionali (nestlè, kraft, P&G, Sara Lee, Tchibo) che si spartiscono il 50% del mercato realizzando utili stratosferici dalla crisi del caffè. Inutile dire che sono loro a dirigere il gioco. Che cosa è successo? E' successo che il prezzo del caffè è stato liberalizzato e la produzione per l'esportazione, un tempo regolamentata dall'Ico, oggi è completamente senza regole. Il primo paese ad uscire dall'accordo (e quindi a farlo saltare) sono stati gli Usa. Tutto ciò rende il prezzo del caffè soggetto ai capricci del mercato, con la peculiarità, rispetto ad altri beni, che le fluttuazioni della quotazione pesano interamente sui coltivatori (e su interi paesi che hanno basato la loro economia su questo bene), senza che il resto della filiera subisca alcun contraccolpo. Le grandi istituzioni economiche sovranazionali (Banca Mondiale, BM e Fondo Monetario Internazionale, FMI) ci mettono del loro con “aggiustamenti