La Scighera è frutto di un lavoro collettivo, cominciato all'inizio del 2005, quando all'interno di un piccolo gruppo di amici si è iniziato a parlare di un luogo di socialità, relazione e produzione culturale in cui far confluire i tanti rivoli creativi che attraversavano le loro vite. Il progetto si poneva come naturale evoluzione di percorsi in parte legati al mondo dell'associazionismo di stampo libertario, dei centri sociali, della comunicazione indipendente e della progettualità hacker legata al mondo del software libero e dei liberi saperi. Spinti da un bisogno di qualità che fino ad allora non aveva trovato piena soddisfazione, anche a causa di dinamiche di appartenenza e di potere mai pienamente ragionate ed esplicitate nei rispettivi gruppi di provenienza, avvertivamo l'urgenza di un passo in avanti. L'occasione di un finanziamento economico privato, unita al patrimonio di reti di relazioni che ciascuno di noi ha portato in "dote", è stata la molla che ha permesso di realizzare ciò che avevamo in mente. Il primo passo fondamentale è stata la costruzione di un gruppo più largo, avvenuta per "cooptazione". Amici, conoscenti e compagni di strada legati da rapporti di affinità, fiducia reciproca, condivisione di un'idea simile dell'agire politico e, non ultimo, affetto, sono stati coinvolti in un percorso che ha portato a definire ruoli, ambiti decisionali e spazi di partecipazione ispirati ai principi dell'autogestione, della responsabilità diffusa e della cooperazione.
La sfida è quella di creare uno spazio in grado coniugare partecipazione, qualità della proposta (dal cibo, agli eventi, alle relazioni) e sostenibilità economica.
Ogni ambito della vita di questo spazio è gestito in maniera collettiva; un'assemblea di una ventina di persone si riunisce periodicamente per stabilire le linee di indirizzo politiche e culturali, che vengono tradotte in pratica da gruppi specifici detti "commissioni". C'è un gruppo che lavora sulla scelta dei prodotti, uno che si occupa della programmazione musicale e teatrale, uno che cura la realizzazione di esposizioni e presentazioni, uno che porta avanti un progetto specifico sui bambini e uno che coordina la programmazione e gestisce la promozione. L'accesso alle commissioni è aperto a chiunque abbia idee da proporre e la voglia di realizzarle.
L'intero progetto, soprattutto per quanto riguarda la programmazione culturale, è in bran parte basato sul lavoro militante. Accanto ai moltissimi volontari ci sono alcune persone che percepiscono dall'associazione un reddito, completamente svincolato dalla quantità di lavoro svolto e dai risultati raggiunti, che permette loro di potersi dedicare interamente alla gestione quotidiana del progetto. Tutto ciò genera una costante riflessione sulle forme del lavoro e sulla relazione tra lavoro, militanza, tempo libero e tempo liberato.