I Dead Cat in a Bag compiono un viaggio su scenari desertici, ora notturni, ora assolati, lungo le strade del folk. Coerenza alla vocazione nomade e sguardo internazionale, più che esterofilo, li portano a cantare in inglese, francese, spagnolo, mantenendo la centralità del testo del cantautorato più intimo e narrativo.
I loro spettacoli, talvolta arricchiti da un palco personale e da proiezioni, sono vari come le composizioni ed adatti tanto alla strada che al pub, tanto al live club che al teatro, all’evento di piazza. Eleganti e insieme scatenati, sperimentali e spericolati, i Dead Cat in a Bag accostano strumenti di diverse tradizioni senza contaminare, tracciando geografie immaginarie suggestive ed inedite. Nei dischi e sul palco le composizioni spaziano tra canzone d’autore, country-folk, tex-mex, blues, bluegrass, kletzmer, musica concreta ed elettronica minimale.
Il nucleo è composto da Luca Swanz Andriolo (voce, banjo, chitarra, mandolino, balalaika, melodeon, chumbus), Andrea Bertola (violino, percussioni, campionamenti, cori), Scardanelli (fisarmonica, piano, zaino-batteria, sega musicale, tromba, mandolino, cori).
Il primo album, Lost Bags (Viceversa/Halidon, 2011), prodotto da Marcello Caudullo, vede la partecipazione di Liam McKahey dei Cousteau, di Massimo Ferrarotto dei Feldman e di Ivan Bert. La presentazione avviene in diretta radiofonica nazionale, dal palco del Salone del Libro di Torino, poi la band promuove il disco con concerti propri e aperture ai concerti di Hugo Race, Bonnie Prince Billy, Dad Horse Experience, Fatalists. L’album è nominato per il premio Fuori dal Mucchio e riceve un’ottima accoglienza critica: “Erano un duo post folk, oggi sono un ensemble allargato che centrifuga Waits, Cohen, Lanegan, Tindersticks, chanson francese e teatro tedesco, tex-mex e Balcani. Cantano sogni zingari senza mai essere pretenziosi. Questo è uno dei pochi cd che non mi stanco di ascoltare.” (Massimo Cotto, su Max).
Con Late for a Song (Viceversa/Audioglobe 2014) il suono si evolve: “Né tradizionalisti né sperimentali, i Dead Cat In A Bag fanno musica che sembra esalare dalle ferite nascoste, dai viottoli dimenticati, dalle bettole in cui non entreresti. (…) Il loro percorso si sta facendo interessantissimo”
(Stefano Solventi, Sentireascoltare). Gli ospiti sono Fabrizio Rat Ferrero, Simone Arloiro, Valerio Corzani, Enrico Farnedi, Vito Miccolis. La presentazione avviene in diretta live su Radio Svizzera Italiana. L’album è presente tra i migliori dischi dell’anno, italiani e non, su parecchie classifiche di
fine anno.
La resa live, senza rinunciare al lato raccolto e sperimentale, è calda, teatrale, talvolta persino scanzonata e non di rado divertente. “Le ballate marinaresche, i brani più intimisti e quelli più chiassosi hanno creato un’atmosfera assolutamente singolare, capace di portare gli ascoltatori lontano, dall’Irlanda dei Pogues all’esistenzialismo claustrofobico del primo Nick Cave, passando per carrozzoni gitani, comunque attraverso una cifra stilistica assolutamente personale (e sofferta).”
(Gianpaolo Iacobone, Outsiders).
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