A differenza di altri paesi del capitalismo più avanzato, la rottura del muro del silenzio e del segreto sul lesbismo vissuto in prima persona ha dovuto attendere, su suolo italiano, l'ondata rivoluzionaria antisistemica del 1968.
Quando anche nel nostro paese vediamo costituirsi un'identità lesbica che prende pubblicamente la parola, non stiamo assistendo un fenomeno del tutto nuovo, se ci poniamo in un'ottica internazionale, ma al ritorno, in grande stile, di processi già avviati in una fase storica anteriore. L'indipendenza economica che molte donne riescono a raggiungere nell'economia di mercato per la perdita di importanza, in un'economia in espansione, della complementarità tra ruoli "maschili" (diciamo pure dominanti) e "femminili" nella divisione del lavoro agricolo e l'apertura di possibilità di impiego nel terziario, resero più facile a partire dalla fine dell'Ottocento, soprattutto nelle grandi metropoli europee, la formazione di gruppi non solo privati sulla base della scelta lesbica. A torto essa viene vista come un aspetto particolare e privato dell'esistenza e si suppone limitata alla sessualità, mentre in realtà informa di sé tutto il vissuto della lesbica, le sue scelte, le sue esperienze, il suo modo di rapportarsi con il mondo. E sempre di più sono gli spazi di libertà che vengono conquistati all'aperta espressione della scelta di amare le donne, e lo sono a beneficio di tutte, non più solo di aristocratiche e alto-borghesi. Le lesbiche si palesano con l'adozione di codici di vestiario e di apparenza personale che sono in aperto contrasto con l'ideale di femminilità: capelli corti, abiti comodi e androgini, fascino per ciò che è definito come "maschile", e successivamente, quando l'industria cosmetica conquista la maggioranza del sesso femminile, niente più trucco.
E certo non si trattava solo dell'emersione di uno stile di vita: fin dall'Ottocento - la Germania era all'avanguardia - hanno agito gruppi politici di omosessuali e lesbiche, e molte lesbiche hanno pubblicato i loro scritti, storie di vita, poesia e letteratura, in lotta contro la demonizzazione patriarcale e cristiana dell'omosessualità.
Sporadicamente il soggetto lesbica ha fatto qualche apparizione anche in Italia. La pioniera dal punto di vista letterario è stata Sibilla Aleramo, per altri versi rinomata tombeuse d'hommes, che nel romanzo Il passaggio del 1919 descrive il suo rapporto d'amore con una "fanciulla maschia", mentre alcune passing women, scoperte al loro decesso, rappresentano altre, involontarie, eccezioni. Ma contro gli "studi" infamanti dei positivisti lombrosiani non si levò nessuna voce di donna, né sorse alcun movimento di lesbiche e gay in parallelo a quello tedesco, inglese, olandese e austriaco (voci più isolate si udivano in Svizzera, in Francia, negli Stati Uniti, in Russia) per affermare in positivo il lesbismo.
L'infrazione del silenzio e lo svelamento del segreto avvengono nei primissimi anni Settanta: è Mariasilvia Spolato, insegnante di matematica padovana trasferitasi a Roma, a prendere per prima la parola, incarnando le aspirazioni di liberazione delle lesbiche che sono finalmente maturate nei movimenti sessantottini. Mariasilvia Spolato verrà, in seguito, cacciata dalla scuola pubblica con un pretesto. Perderà la ragione, finendo per vivere vagabondando. Come casa, ha i treni che percorrono l'Italia.
Gli anni Settanta: uscire Fuori!
"Dal dicembre 1970, alcune femministe, a Roma, prospettano nel loro gruppo il discorso sulla omosessualità. Ma, essendo appena agli inizi, il femminismo non è sensibile al problema. E' necessario staccarsi e costituire il Fronte di Liberazione Omosessuale nell'agosto 1971," ha scritto Marisilvia Spolato, ricostruendo la genesi del movimento omosessuale dai gruppi informali di Roma, Milano e Torino in un'importante antologia da lei curata nel 1972, con materiale italiano e straniero. La prima assemblea pubblica del FLO, che si presenta come gruppo omosessuale in lotta "per la libera espressione della sessualità, come di ogni altro mezzo di comunicazione della persona umana", avviene presso la libreria di sinistra L'uscita, senza che la stampa riporti la notizia.
Il FLO partecipa alla manifestazione antifascista nel novembre 1971 diffondendo un volantino: "Siamo contro la violenza quotidianamente perpetrata dei ruoli maschili e femminili intesi come dipendenza e sfruttamento e perciò siamo i più diretti alleati del femminismo.
Siamo contro la società dei "maschi" che vogliono il perpetuarsi di questi ruoli. Ciascuna persona ha dentro di sé delle componenti omosessuali ed è contro queste componenti che loro hanno dentro di sé, che i "normali" schedano noi."
"Già da tempo si riunivano gruppi di omosessuali", scrive ancora Mariasilvia Spolato. Infatti il 1971 è solo la data della fondazione formale di gruppi già costituiti, gruppi che si proclamavano rivoluzionari per l'adesione ai contenuti proposti dal Gay Liberation Front newyorchese, gruppo marxista nato dalla rivolta di Stonewall e diffusosi presto negli Usa, in Gran Bretagna e Canada, dal Fhar francese e dal Mhar belga, ma anche dal femminismo.
Il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, FUORI!, vede la luce nell'aprile di quell'anno a Torino, e la causa scatenante è un articolo del neurologo Andrea Romero apparso su La stampa con il titolo "L'infelice che ama la propria immagine" Questo sventurato, afferma Romero, ha la possibilità di guarire una volta per tutte dalla sua perversione ricorrendo alla psicanalisi. Da una parte, si scrivono lettere di risposta ai giornali, ma dall'altra si va a coprire i monumenti della città di scritte inneggianti all'orgoglio, non più vergogna,di essere gay.
Sempre Mariasilvia Spolato farà il primo coming out nell'ambito del femminismo, presentandosi alla manifestazione dell'8 marzo 1972 a Campo de' Fiori con il cartello: "Liberazione omosessuale". La sua foto finisce su Panorama in occasione di un reportage sul femminismo, intitolato "La donna domani", con un'intervista a Simone de Beauvoir. "Secondo Simone de Beauvoir", recita la didascalia, "anche le omosessuali possono essere utili al movimento femminista".
A Sanremo nell'aprile 1972 il Centro italiano di sessuologia ha indetto cinque giorni di congresso, con crociera finale, sulla terapia dell'omosessualità. Gli omosessuali attaccano: in una quarantina arrivano da Torino, Roma, Milano, e poi da Londra, Bruxelles, Parigi (Françoise d'Eaubonne è presente con le Gouines Rouges, le lesbiche rosse), si sono iscritti a parlare e puntualmente tengono le loro controrelazioni, per poi manifestare esponendo cartelli che per l'occasione recitano: "Primo e ultimo congresso di sessuofobia", "Psichiatri, ficcatevi i vostri elettrodi nei vostri cervelli", "La normalità non esiste", "Psicologi, siamo qui per curarvi", "Gay è orgoglio"). Infine completano il sabotaggio spargendo gas derattizzante. Il congresso salta già il terzo giorno, e gli strizzacervelli non ci riproveranno mai più. (L'espresso titola: "Meglio devianti che psichiatri".)
Era il 7 aprile 1972, la vera Stonewall italiana.
Il 1o maggio il movimento omosessuale è ancora in piazza: indice a Roma una manifestazione contro il lavoro, cui partecipano anche molte femministe in veste personale insieme agli hippies. Per la capitale è la prima manifestazione pubblica di gay e lesbiche: si occupa Campo de' Fiori con un sit in, viene letto un volantino, si grida: "Vogliamo le comuni", "Abbasso il capitale", "Il capitale è un grande fallo", "Abbasso la famiglia", "Abbasso il fascismo maschile".
"Poi tutto si sfalda", racconta una lesbica del FUORI!, "e comincia l'azione con la gente. Vengono a chiederci chi siamo e rispondiamo "Froci e lesbiche!" Vogliono spiegazioni su quello che c'è scritto sul volantino. Si rivolgono alle femministe e discutono sulla donna, sulla famiglia e sulla educazione sessuale dei figli". Ma tutto finisce a secchiate d'acqua all'arrivo dei duri e rudi proletari comunisti del quartiere.
A Parigi, nello stesso mese di maggio, le femministe celebrano il Processo ai crimini contro la donna, dove anche le lesbiche denunciano le violenze, soprattutto psicologiche, subite. Il FUORI! è presente, e qualche mese più tardi cerca di replicare il processo a Milano "per rompere la reciproca diffidenza" con le femministe, organizzando una giornata di incontro, discussione, sex-happenings, films, documentazioni, testimonianze sul tema "Processo alla società maschile, femministe ed omosessuali uniti!".
L'incontro non ha buon esito. Sono le stesse lesbiche a ribellarsi al sentir parlare di "alleanza naturale" tra gay, lesbiche e femministe, e richiedono lo sviluppo di un dialogo vero. Le diversità che vengono alla luce sono molte. Le femministe denunciano il maschilismo degli omosessuali, in particolare citando un articolo antifemminista e fallocratico apparso su Fuori!, mentre da parte omosessuale si denuncia la paura delle femministe di spaventare le masse delle donne, che ritengono a torto non ancora mature, parlando di lesbismo, mentre si afferma che sono le lesbiche in realtà a tenere in piedi le loro organizzazioni.
In questi primi anni Settanta però le lesbiche italiane, sicuramente in minoranza nei gruppi femministi, si organizzano apertamente solo nel movimento omosessuale, legando immediatamente la riflessione sulla propria difficile condizione nella società all'analisi della repressione della sessualità femminile e al potenziale rivoluzionario antipatriarcale del lesbismo, leggendone la repressione non in chiave di pregiudizio, ma di battaglia portata avanti dal potere per la continuità del capitalismo, e in generale del dominio maschile.
Moltissime firme femminili, lesbiche (quasi tutte sotto pseudonimo) ed eterosessuali, esprimono queste riflessioni nella pubblicazione Fuori!, originariamente mensile e distribuita in edicola. Nato nel 1972, era un giornale creativo, stimolante sia dal punto di vista della speculazione intellettuale che della creatività artistica, un foglio assolutamente controcorrente, le cui analisi, estremamente radicali ma anche gioiose e divertenti, non hanno perso di attualità.
Le donne del movimento omosessuale attaccano il modello maschile, criticano la famiglia e la coppia monogamica, denunciano il carattere repressivo della virilità come perpetuazione di privilegi e di dominio, e portano nel dibattito tra omosessuali i temi e le denunce del femminismo.
"La liberazione della donna" di Margherita Jorino Leist è un articolo del primo numero, che cerca il dialogo con il femminismo, riconoscendosi nelle sue tesi, ma mettendo in luce la sua carenza di tematizzazione sull'omosessualità: "Pensando agli omosessuali si pensa subito a omosessuali maschi che in quanto tali vengono ritenuti fallocratici quanto e forse più di un maschio eterosessuale e di qui nasce l'istintivo rifiuto femminile all'associazione con gli omosessuali. Ma sappiamo tutti che il termine omosessuale riguarda tanto l'uomo quanto la donna e la donna omosessuale che sa prendere coscienza della condizione femminile in generale, può diventare la perfetta femminista, la sola che possa raggiungere uno stile di vita che esclude in modo assoluto la temuta prevaricazione da parte del maschio nella parte più intima e vulnerabile della propria vita, cioè nella sfera psico-affettiva-fisica".
Anche Mariasilvia Spolato collabora con Fuori! Tra i suoi articoli, uno dal titolo "Lesbiche uniamoci", che parte proprio dalla riscoperta delle potenzialità femminili - in un discorso che è rivolto a tutte le donne e non solo alle lesbiche - inibite dal patriarcato: "Il nostro ambiente non educa la donna a vivere la sua sessualità".
Nel 1973-74 il FLO fa uscire LIB, settimanale nelle aspirazioni, il cui primo numero è dedicato all'autocoscienza. In questo giornale dattiloscritto è documentato il terrorismo giornalistico con cui è stata data la notizia del ferimento di una donna lesbica a Roma, attribuito al "losco mondo collegato al vizio organizzato" che le lesbiche costituirebbero. La protesta contro la stampa avviene con una manifestazione non autorizzata fuori da un cinema dove si proiettano film sulle donne. Gli slogan sono: "Lesbiche uniamoci", "Donne, impariamo ad amarci tra noi", "No ai ghetti", "Usciamo fuori".
Nello stesso '73 il FLO organizza un dibattito sul tema "L'amore tra donne" (i maschi erano ammessi solo se accompagnati), per riflettere sulla scarsa affluenza femminile al FUORI!. Si finisce invece per parlare in termini generali e anche un po' astratti di sessualità e rivoluzione. Infine indice un congresso sulla sessualità insieme alle appartenenti al Movimento di Liberazione della Donna e ad altri gruppi femministi, su questi temi: situazione sociale e di classe degli omosessuali, informazione e mass media, legge, oppressione medica.
L'anno successivo, in cui il FUORI! si federa al Partito radicale, riuscendo cos