Esselunga paga e minaccia i giornali
di Luca Fazio
su Il Manifesto del 05/03/2008
Comincia a costare cara a
Bernardo Caprotti questa brutta storia della lavoratrice di Esselunga
che nel giro di un mese è stata prima umiliata davanti a tutti
(costretta a pisciarsi addosso in cassa) e poi ha denunciato di essere
stata picchiata da uno sconosciuto negli spogliatoi del supermercato di
viale Papiniano. Non tanto per via dell'ennesimo presidio di protesta
che ieri mattina è stato organizzato dai sindacati - nessuno tra i
lavoratori osa scioperare, pena il licenziamento in tronco - quanto per
le decine di migliaia di euro che l'azienda ha dovuto sborsare per
acquistare intere pagine di pubblicità sui quotidiani (Corriere della
Sera, Sole 24 Ore, Stampa, Giornale). Esselunga è abituata a comunicare
così, paga e pretende. In questo caso il silenzio. E questa volta lo ha
fatto fino al punto di spingersi ad utilizzare i giornali per
intimidire i giornalisti (e i sindacalisti, ma questi non preoccupano
più di tanto il padrone amico di Berlusconi). Sarebbero bugiardi, e
faziosi: «La bagarre stile anni '70 falsamente raffigurata da organi di
parte non c'è stata».
A Caprotti sta a cuore solo il buon nome di
Esselunga - che spende milioni di euro in pubblicità all'anno - e certo
non tollererebbe che venisse dato troppo spazio all'iniziativa delle
donne di Usciamo dal silenzio che in occasione dell'8 marzo hanno
proclamato due giorni di «sciopero della spesa all'Esselunga» (sabato e
domenica). Danno per l'immagine, più boicottaggio, una vera sciagura se
il tam-tam dovesse funzionare tra i consumatori (altre querele in
arrivo?). Peccato che la reputazione della sua azienda - «moderna,
aperta, amica» - questa volta sia stata compromessa proprio dal tenore
intimidatorio del messaggio a pagamento. «La bieca luce nella quale è
stata posta Esselunga, dipinta come azienda reazionaria, arcigna e
senza scrupoli, nuoce gravemente alla sua reputazione», e dunque - si
legge a tutta pagina - «ci attiveremo in ogni modo nei confronti di
Cgil, Uil, Repubblica e Rai per un risarcimento dell'ingente danno
subito». Morale: se una lavoratrice denuncia un'aggressione a medici,
poliziotti e sindacati, per Caprotti i giornalisti si devono fare i
fatti loro, forse considerati i soldi che lui versa ai giornali in
qualità di inserzionista. Ha risposto solo il cdr Rai di Milano
(Esselunga non fa pubblicità televisiva...), dicendo che «raccontare
ciò che accade rientra nei doveri del servizio pubblico». Quanto
all'accusa di «aver artatamente creato un clima di intimidazione»,
prosegue il cdr Rai di corso Sempione, «l'unica intimidazione che
abbiamo percepito è quella di un'azienda che conta pochissimi
dipendenti che hanno partecipato al presidio: sia questo avvenuto per
straordinaria dedizione al lavoro, scarsa solidarietà o semplice paura».
Roberta
Musu, sindacalista delle UilTucs Uil, è scandalizzata perché il
comunicato di Esselunga non contiene nemmeno una parola di solidarietà
nei confronti della donna aggredita. «Caprotti - spiega - dovrebbe
scrivere una lettera di scuse alla signora, che prima è stata costretta
a farsela addosso e poi è stata picchiata da qualcuno in un suo
negozio». Augusto Rocchi, candidato della Sinistra Arcobaleno, ieri era
al presidio di viale Papiniano. Ha chiamato in causa il ministro
Damiano - «deve mandare gli ispettori» - e indirettamente anche
l'equidistante leader del Pd - «se sono verificate le accuse della
lavoratrice, ci ritroveremo di fronte a un fatto gravissimo che
trascina il nostro paese indietro di cinquant'anni». Yes, si può fare.