Molti ci chiedono cosa sia una spuma, domanda alla quale nessuno sa mai bene cosa rispondere...
il dizionario sostiene: «Aggregato di bollicine o gallozzole piene d’aria, che per calore o per
l’agitarsi si forma e cresce sulla superficie delle cose liquide». Per molti di noi è un ricordo, libero finalmente dalla prigionia dei sabati estivi negli oratori parrocchiali e dei baretti dei campi di calcetto, un gusto anacronistico che ci richiama tempi lontani. I più anziani di noi la ricorderanno come «ul sciampagn de la balèta» (lo champagne con la pallina), per quel tappo che tanto piaceva ai bambini e che le norme igieniche hanno dichiarato illegale, si
mormora per cattiveria.
Le spume sono bibite gassate con estratto di erbe aromatiche con la sfortuna di non avere una formula segreta e registrata e di essere quindi di libera produzione, e con la sfortuna ancor più grande di costare poco. Dai primi anni del novecento ditte di «acque gazose» sono spuntate in tutta Italia, e cosi a seconda delle zone, dei materiali a disposizione e del gusto, l’Italia si divide in regioni...la Spuma Nera, il Chinotto, la Cedrata, la Bionda...
La leggenda dice che la Spuma Nera sia nata proprio da una mancanza di materie prime per il Chinotto e la Bionda a un innalzarsi del prezzo del cedro. Nel 1925 la spuma già vinceva a Bruxelles un concorso internazionale, consolidandosi sul territorio italiano alla fine degli anni trenta, e nel trentotto la Spumador fissa i canoni della «nera» creando la leggendaria «Spuma 1938».
Le spume sono state poi sostituite da certe lattine rosse, che avevano notevoli vantaggi... prima di tutto la formula era segreta e quindi la produceva una sola società, di enormi dimensioni con una forza pubblicitaria notevole e che poteva facilmente acquistare e riconvertire le varie fabbriche di gassose. Inoltre costava molto di più e aveva anche un buon rapporto con Babbo Natale. E così le spume sono sparite dalla grande distribuzione e pian piano dalle grandi città. Resistettero ancora in alcuni circoli, pochi baretti perlopiù nei pressi dei campi da calcetto e negli oratori. Nei primi anni novanta viene creata una società ad hoc per l’Italia e altre fabbriche di gassose vengono rilevate, la politica societaria di quella lattina rossa diventa sempre più aggressiva.
Dall’8 maggio 2006 la svolta, grande ribalta dai tavoli della Scighera. La vecchia produzione della «Spume Fava» risorge col nome di «Spuma Alpina », direttamente da Mariano Comense, rigorosamente in bottiglia di vetro. Con quella vecchia ma sana abitudine del vuoto a rendere, troppo furba per i nostri tempi e sostituita della differenziata. Con un preziario ancora in lire e una rapida trattativa per un «cambio a 2000». Con una naturalezza impressionante le spume sono tornate nella nostra quotidianità, fino ad essere uno dei prodotti più richiesti del nostro bancone. Molti già hanno chiesto i contatti per avere quel prodotto tanto innovativo... la Spuma nera, la Cedrata, il Ginger, la Gassosa e le altre, per non parlare dello Spuma Libre (Spuma Nera o Spuma Cola con rum).
Serve davvero boicottare quella lattina rossa se possiamo avere una bibita più buona, in vari gusti, senza caffeina, meno gassata, col vuoto a rendere, prodotta vicina Milano e che costa anche meno?
I cultori della lattina rossa diranno «ma non è la stessa cosa...». È vero, non è affatto la stessa cosa.