La Scighera è un luogo che desidera promuovere e sostenere la cultura, la socialità e il benessere. Abbiamo cercato di affrontare la prima ondata di contagi facendo ciò che negli anni abbiamo imparato, nelle nostre pratiche ordinarie e straordinarie: abbiamo rinforzato il legame che unisce chi è dietro il bancone, chi si esibisce sul palco, chi è sulla pista da ballo e chi cena o gioca a carte ai tavoli. Abbiamo cercato di tenerci unite e uniti contro gli ostacoli, ricevendo un sostegno straordinario da sottoscrittori e soci.
Durante il lockdown abbiamo incontrato la Brigata Lia con cui abbiamo raccolto e distribuito generi di prima necessità alle famiglie più fragili e bisognose della zona 9. Insieme abbiamo condiviso spazi, progetti, fatiche e soddisfazioni.
Abbiamo superato una fase uno, in cui la paura era il carburante di ogni ragionevole sacrificio: tutte e tutti abbiamo compreso il valore della rinuncia individuale e collettiva alle nostre abitudini, del distanziamento, dei dispositivi.
Abbiamo attraversato con un motore di creatività la morsa di paranoia in cui la società si è quasi paralizzata, progettando la ripartenza con attenzione e responsabilità, cura dei dettagli e fantasia.
Abbiamo ragionato, discusso, fatto e disfatto concentrando gli sforzi sul rispetto di regole, relazioni, spazi e tempi, senza mai perdere lucidità e senso del limite.
Siamo arrivate pronte per affrontare la seconda ondata (che era prevedibile e prevista), perché siamo consapevoli e determinati. Lo sappiamo bene come rapportarci per tutelare la salute collettiva. Abbiamo investito i soldi della campagna di sostegno ed energie per adattare i nostri locali, per stringere un patto esplicito non solo con i nostri soci e socie ma anche con gli artisti e i tecnici: siamo e saremo efficaci nel rispondere alla crisi sanitaria con una proposta seria, ragionevole, lucida e coerente.
Non si capisce quindi perché noi teatri, cinema, circoli culturali, scuole dobbiamo essere trattati alla stregua di chi ha continuato a fare profitto curandosi poco o nulla del rispetto delle regole e delle interazioni. Questa scelta inoltre lascia nuovamente senza speranza i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo, già duramente colpiti e ampiamente ignorati in primavera.
Noi non vogliamo accettare che la cultura e tutto ciò che non contribuisce in maniera diretta al sostegno dell’attuale sistema economico vengano considerati superflui e sacrificabili. Le chiusure di questi giorni ci sembrano dettate da motivi più politici che sanitari. Non vogliamo assistere silenziosi all’appiattimento delle nostre vite a casa / lavoro (ma non quello culturale!) / shopping online. In questa scelta di cosa si vuole salvare e cosa no intravvediamo una pericolosa deriva.
Per molto tempo le uniche metafore con cui abbiamo subito la narrazione di questa pandemia sono state quelle legate alla guerra ed all’isolamento, ma abbiamo bisogno di altre narrazioni, altre immagini per descrivere ciò che sta accadendo. Ci stanno insegnando a cercare un nemico, ad avere paura dei cinema, dei circoli culturali, dei teatri, dello sport e delle scuole… dobbiamo avere paura di ciò che nutre il pensiero, i sogni, la speranza? Noi non ci stiamo ad essere considerati un pericoloso nemico interno, in questa inaccettabile metafora guerresca che appiattisce tutto e pretende di risolvere i problemi complessi con soluzioni semplicistiche che risultano inefficaci, negando di fatto a luoghi come La Scighera di continuare a vivere.
Si dice che ogni crisi contenga in sé un seme di futuro, noi vogliamo immaginare di uscire da questa pandemia con un mondo più equo e meno avido, in cui gli esseri umani convivano in maniera solidale.
Dal 24 ottobre siamo chiuse e sospendiamo i concerti, le proiezioni, le presentazioni, gli aperitivi musicali, gli spettacoli teatrali.
Stiamo lavorando per la riapertura, a cui vogliamo credere e per la quale ci batteremo, per tornare a offrire agli artisti la possibilità di vivere del proprio lavoro, e ai soci e alle socie di condividere il piacere della cultura e della socialità.